Tendenze

Non è più Fantascienza

Se l’applicazione dell’intelligenza artificiale sembra appartenere al futuro significa che non ci rendiamo conto di quanto faccia già parte della nostra vita quotidiana

I robot aspirapolvere che mappano le stanze, i software di riconoscimento dei volti (ad esempio in Facebook per taggare le persone), i filtri antispam delle email sono solo alcuni esempi di Intelligenza Artificiale. Spesso indicata con l’acronimo IA oppure, in inglese, AI, Artificial Intelligence, è tecnicamente un ramo dell’informatica che studia la programmazione di sistemi dotati di alcune capacità tipiche dell’essere umano.

Il pioniere

Il termine fu coniato dal matematico John McCarthy in occasione di un convegno a Hanover nel New Hampshire, Stati Uniti. In realtà, lo scienziato considerato il padre dell’informatica e pioniere dell’intelligenza artificiale è il britannico Alan Turing, nato a Londra nel 1912. In un articolo dal titolo Computing machinery and intelligence, pubblicato nel 1950, Alan Turing pone le basi delle teorie sull’intelligenza artificiale e sulla possibilità di creare macchine intelligenti, in grado di pensare.

Ci sono due teorie che identificano due tipi di Intelligenza Artificiale. L’IA debole o ristretta che può essere sviluppata per svolgere compiti specifici e quindi focalizzata su un incarico ristretto. L’IA forte, ancora in fase teorica, studia sistemi informatici in grado di riprodurre attività proprie dell’intelligenza umana, quindi con le stesse capacità cognitive dell’essere umano.

LE APPLICAZIONI OGGI UTILIZZATE RIENTRANO NELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE DEBOLE O RISTRETTA

 

La maggior parte delle applicazioni attualmente utilizzate fanno parte dell’IA debole; ad esempio i noti assistenti vocali Siri, Alexa, Cortana o Google Assistent, che ormai si conoscono bene, funzionano con una serie predefinita di funzioni e svolgono una serie di compiti specifici.

I Chatbot, più evoluti degli assistenti vocali, sono software di messaggistica utilizzati soprattutto dalle aziende per interagire con i clienti e gestire i processi di vendita; sono in grado, infatti, di rispondere alle domande degli utenti in maniera pertinente. Si interfacciano con una chat dando informazioni su prodotti o servizi e rispondendo alle domande più frequenti. A livello di organizzazione aziendale sono in grado di gestire una grande quantità di email, pianificare riunioni o impostare promemoria.

Doppio modello

Esistono due tipi di Chatbot. I Chatbot rule based che seguono strade predefinite e i Chatbot conversazionali in grado di sostenere un dialogo con un linguaggio naturale.

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE È UNA GRANDE OPPORTUNITÀ PER IL FUTURO, PERÒ NASCONDE ANCHE RISCHI E TANTI LIMITI DA AFFRONTARE

Il più recente tra i conversazionali è ChatGpt, molto più evoluto rispetto a quelli utilizzati finora; infatti è in grado di generare risposte simili a quelle umane basandosi sul contesto e sulle conversazioni passate grazie ai sistemi di apprendimento Machine learning e Deep learning. Lanciato il 3 novembre 2022 dalla società OpenAI, è capace di comprendere le relazioni tra le parole ed è dotato di numerose funzioni tra le quali dialogare e fare domande, scrivere articoli ed email, tradurre testi.

IN PRATICA È L’ABILITÀ DI UN COMPUTER A SVOLGERE FUNZIONI E RAGIONAMENTI TIPICI DELLA MENTE UMANA IN MODO AUTONOMO

Il lato oscuro

Sono stati tuttavia sottolineati alcuni limiti di ChatGpt. Ad esempio la possibilità che faccia riferimento a fonti inesatte e quindi possa generare fake news oppure che dia risposte superficiali o senza senso o addirittura offensive; inoltre è impreparato ad affrontare concetti astratti e può essere carente di informazioni aggiornate.

SONO APPLICAZIONI DI INTELLIGENZA ARTIFICIALE I MOTORI DI RICERCA, I VEICOLI CHE POSSONO MUOVERSI SENZA PILOTA, I ROBOT CHE SERVONO AI TAVOLI O CHE PREPARANO I COCKTAIL

Quest’anno ChatGpt è stato protagonista delle cronache. Lo scorso 30 marzo il Garante per la protezione dei dati personali ne aveva disposto il blocco nel mercato italiano in quanto alcune situazioni generavano violazioni della normativa italiana ed europea in materia di protezione dei dati personali. Alla fine di aprile ChatGpt è tornata accessibile in Italia dopo che l’azienda statunitense aveva accettato di adempiere alle richieste del Garante.

 

Nel mondo del cibo e della cucina come si comporta oggi l’intelligenza artificiale? Esperimenti riguardanti la mixology si sono tenuti a Londra e in Corea del Sud, mentre è tutta italiana la recente sfida, lanciata dal noto mixologist Mattia Pastori, che ha coinvolto ChatGPT e un esperto bartender in carne e ossa; dovevano preparare
tre cocktail sulla base di caratteristiche, estratte a sorte, peculiari per ciascun drink. Il risultato è stato che le ricette proposte dall’IA hanno rispettato gli input ed erano ben bilanciate. Quelle del barman avevano, però, un tocco di creatività in più. La passione, la tecnica, l’esperienza umana non possono essere sostituite.

L’IA rimane uno strumento utile nella ricerca, per la sua capacità di assemblare informazioni da molteplici fonti. È già stata utilizzata da qualcuno, infatti, per chiedere informazioni e ricette dolci e salate. Tra le varie app, ad esempio, Nonna MarIA simula una conversazione tra un’anziana signora, il cui volto è stato creato tramite IA, e l’utente in cerca di suggerimenti in cucina.

POTREBBE SEMBRARE CHE L’IA STIA GUADAGNANDO TERRENO NEL SETTORE ALIMENTARE…

 

LA PAROLA A

Tavola rotonda

Dario Mariotti, business developer di Cast Alimenti, era il moderatore del convegno sull’Intelligenza Artificiale e le professioni gastronomiche, tenutosi lo scorso ottobre presso la scuola di Brescia. Ci ha raccontato il suo punto di vista: “L’IA non deve competere con l’operatore in quanto il lavoro artigianale non può prescindere dall’esperienza; in gelateria e in pasticceria quel quid di originalità e di individualità continuerà a essere richiesto e indispensabile. Si deve insegnare ai professionisti dove andare a cercare le informazioni e a esercitare lo spirito critico. L’artigiano deve creare prodotti che siano più distintivi possibili, non è un mero impastatore di ingredienti.
I vantaggi dell’IA sono che si potrà accedere molto più facilmente alle ricettazioni”.

 

A cura di Alessandra Poni

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