Si sta per concludere questo primo anno di sodalizio tra il mondo del gelato artigianale e la ricerca scientifica.Un’iniziativa che ha riscosso unanimi consensi sia dal mondo imprenditoriale del settore sia dai gelatieri, veri protagonisti del sostegno alla ricerca scientifica della Fondazione Veronesi.
Avanti nonostante Giove pluvio
Certo non sarà ricordata come una grande stagione per il gelato artigianale; alla ormai conclamata crisi, di cui si parla tanto e forse pure troppo, si aggiunto un clima decisamente fuori stagione che ha caratterizzato l’estate di almeno meta del nostro Paese. Più che Saturno Contro, il film di quest’anno per il mondo del gelato artigianale si può senz’altro intitolare “Giove pluvio a manetta!”. Queste condizioni sfavorevoli non hanno però intaccato quanto di valido ha portato, al settore, l’iniziativa di sostegno alla Fondazione Veronesi. Il gelato artigianale uscito dal suo guscio di prodotto “buono” per farsi riconoscere anche come una proposta alimentare sana e culturalmente legata a doppio filo al territorio e alle nostre migliori tradizioni.
Tante iniziative intraprese
Numerose sono state le cose fatte e scritte in questi mesi. La diffusione alle gelaterie italiane di decine di migliaia di locandine con lo slogan “Il gelato artigianale fa bene e aiuta la ricerca scientifica” ha contribuito in modo sostanziale a portare a conoscenza del consumatore la bontà del prodotto gelato. L’uscita di diverse pagine di pubblicità appositamente dedicate su importanti media nazionali – Il Corriere della Sera, La Repubblica, L’Avvenire – ha dato all’iniziativa un taglio prestigioso, mai visto fino ad ora a opera di un pool di attori istituzionali a favore di un’eccellenza della ristorazione dolciaria italiana. La realizzazione di eventi nazionali e locali ha consentito un contatto diretto con la gente che si dimostrata fortemente interessata agli argomenti salute e sana alimentazione.
PER IL SOSTEGNO GRAZIE A:
ArtGlace – GA – CoGelFipe – CNA Alimentare – Confartigianato – Maestri della Gelateria Italiana – Acomag – Aiipa – Sigep Rimini e PuntoIT
LA RICERCA
Elena Dogliotti, stimata ricercatrice della Fondazione Umberto Veronesi, prosegue in questo quarto appuntamento con la nostra rivista il percorso per introdurci sempre più nel mondo della ricerca. Le antocianine sono un sottogruppo di flavonoidi che si trovano comunemente in natura; ad esempio in alcuni tipi di verdura e tuberi come le melanzane, il cavolo rosso, i ravanelli rossi, il radicchio rosso, le rape rosse, le carote nere, in frutti come i mirtilli, le more, i lamponi, le fragole, il ribes nero, le bacche di sambuco, l’uva. E inoltre presente in quantità cospicue nel mais nero e nel riso Venere. Gli antociani sono pigmenti che agiscono come potenti antiossidanti e inibiscono l’ossidazione delle lipoproteine a bassa densità (LDL).
Le antocianine hanno ultimamente riscosso notevole interesse scientifico grazie alle evidenze che le vedono coinvolte in effetti positivi sui vasi sanguigni. Estratti ricchi di antociani da bacche europee, come il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) sono entrati in commercio per trattare la fragilità capillare e mantenere la permeabilità vascolare normale. Sono importanti inoltre nell’industria alimentare, come coloranti naturali. Tra le bacche comunemente consumate, i mirtilli contengono prevalentemente proantocianidine, mentre more, lamponi neri, lamponi rossi e fragole contengono prevalentemente acido ellagico e tannini. Pertanto, la classe (e strutture chimiche specifiche) di tannini presenti in un particolare tipo di bacca possono contribuire significativamente alle proprietà biologiche uniche. Ad esempio, le proprietà anti-adesive batteriche osservate per il mirtillo rosso sembrano essere uniche tra tutti i frutti di bosco; queste proprietà sono dovute alle proantocianidine oligomeriche che possiedono un legame strutturale di tipo alfa. Allo stesso modo, gli effetti biologici distinti osservati per mirtilli (un frutto ricco di proantocianidine ) e fragole (un frutto ricco di acido ellagico) sulla funzione neuronale e sull’invecchiamento, possono essere dovuti agli effetti delle singole classi di tannini nelle diverse regioni del cervello.
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