PuntoIT n°117 Luglio.Agosto 2023

40 / LUGL I O - AGOSTO 2023 In Italia il comparto delle alternative “low/no alcohol” sta muovendo i primi passi. Lo studio Areté stima in circa 8 milioni di euro il mercato italiano delle bevande “low/no” alternative ai superalcolici nel 2021. Cifre ancora più ridotte per i vini aromatizzati, rappresentati principalmente dalle alternative al Vermouth, mentre se la cava un po’ meglio il vino parzialmente dealcolizzato. I dati fanno però intravedere un aumento nei prossimi anni (+23 per cento), in linea con le aspettative di molti operatori che vedono in questo mercato un grande potenziale per raggiungere nuove categorie di consumatori, ad esempio chi non beve alcolici per motivi religiosi, e allinearsi a trend di consumo ormai consolidati, quali la preferenza per prodotti più salutari. PIÙ QUALITÀ Nello studio viene dato grande spazio anche all’esperienza e alle aspettative. Mentre la birra analcolica o a bassa gradazione è ormai familiare alla maggior parte dei consumatori, nei confronti delle versioni “low/no alcohol” di altri alcolici, quali il vino o i distillati, lo scetticismo iniziale nasceva principalmente dal timore della bassa qualità di tali bevande. Questa diffidenza pare che abbia stimolato i produttori a investire nello sviluppo di nuove tecniche produttive per migliorare la qualità organolettica. Oggi ben il 59 per cento dei consumatori dell’UE dichiara un atteggiamento positivo e di curiosità nei confronti di queste nuove bevande. La normativa attuale è uno degli aspetti critici, con impatti anche sull’andamento di mercato. A oggi non esiste una definizione legale di “bevanda alcolica” nella legislazione alimentare dell’UE e il quadro normativo per i prodotti di questa categoria può variare in modo significativo da un Paese all’altro e tra prodotti diversi, così come la possibilità di commercializzare versioni alcohol free o a ridotta gradazione alcolica. Lo studio si sofferma sul tema dell’etichettatura, sul quale sarà necessario lavorare per garantire maggior chiarezza a consumatori e operatori, senza trascurare le istanze di chi vuole tutelare le produzioni tradizionali. Meritt Thomas on Unsplash Monika Grabkowska on Unsplash

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