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Diamanti verdi

Così l’inno al pistacchio di Bronte definisce i frutti a guscio più amati al mondo. La pianta conosce Tante varietà, da sempre coltivate in vari paesi del bacino del mediterraneo e, oggi, persino In California, ma la più pregiata rimane quella che fruttifica alle pendici dell’Etna.

Dono prezioso

“Balsamo, miele, resine, laudano, mandorle e pistacchi”. Questi i prodotti che Giacobbe inviò in dono al Faraone quando mandò i propri figli a comprare grano in Egitto. L’episodio, citato nell’Antico Testamento, la dice lunga sulle origini antiche dei frutti della “Pistacia vera” e, soprattutto, sul grado di apprezzamento di cui godevano.

Frutto esotico

Noto ad Assiri e Persiani e nel mondo greco dal III secolo a.C., il pistacchio era già apprezzato per i suoi principi curativi e le proprietà energizzanti; molti lo ritenevano afrodisiaco. Arrivò a Roma nel 30 d.C. con Lucio Vitellio, governatore generale della Siria, come albero esotico scovato in uno dei paesi dell’impero. Ne venne tentata la coltivazione in Sicilia e in altre zone della penisola, ma l’esperienza non diede buoni risultati, probabilmente a causa delle limitate conoscenze sui metodi di coltura.

Il giusto habitat

Furono gli Arabi, attorno al X sec., a incrementare notevolmente la coltivazione dei pistacchi in Sicilia. Luogo prescelto furono le pendici dell’Etna, un habitat naturale ideale, terreni lavici perennemente concimati dalle ceneri del vulcano e perciò ricchi di preziose sostanze minerali. Il pistacchio, poi, ha proseguito il suo viaggio nel mondo fino ad arrivare, nel diciannovesimo secolo, negli Stati Uniti d’America, dove oggi esiste la più alta produzione al mondo, ben il 98 per cento della quale è in California. Il pistacchio californiano è il più abbondante, ma ha un sapore più sapido rispetto al progenitore mediterraneo, ed è ideale soprattutto per creare snack salati.

 

Pistacchio

C’è qualità e qualità

Rispetto alle altre varietà coltivate nel Mediterraneo e negli Usa, il pistacchio di Bronte possiede caratteristiche che ne fanno un unicum al mondo. La principale è il colore uniformemente verde vivo della sua pasta, nonché la sua pronunciata aromaticità, per cui è privilegiato nella manifattura di torroni, prodotti dolciari e gelati, ma anche di carni insaccate e di gastronomia pregiata. La sua unicità non è solo frutto del particolare habitat naturale, ma anche delle tecniche di coltivazione che i contadini si sono tramandati di generazione in generazione.

Potatura a mano

La raccolta viene effettuata una volta ogni due anni tra agosto e settembre e avviene ancora a mano; si colpiscono con verghe i rami carichi e i frutti cadono a pioggia su teli stesi per terra. L’anno successivo gli alberi sono lasciati riposare e le gemme vengono accecate (tolte a mano). È la potatura verde, una tradizione che si perde nella notte dei tempi, probabilmente risalente alla dominazione araba, testimonianza di una cultura secondo cui, grazie al riposo, la pianta assorbe dal terreno lavico le sostanze necessarie per produrre un frutto più ricco di aromi e pieno di sapori inconfondibili.

Paradiso per i golosi

In tutta Bronte ci sono pasticcerie di alto livello che mettono in vetrina l’oro verde sotto forma di croccanti, torroni, torte, biscotti, fillette, gelato, crêpes, liquori al pistacchio. Gli chef lo utilizzano per la preparazione di pietanze salate, alle quali il frutto si adatta perfettamente grazie al suo aroma e al tocco decorativo del colore verde smeraldo. A cavallo tra settembre e ottobre, ogni anno nel centro della città si celebra la Sagra del Pistacchio.

 

Pistacchio

A MARCHIO DOP

Con oltre tremila ettari di coltura specializzata (pari all’86 per cento dei pistacchieti regionali) Bronte è il primo produttore nazionale. Perennemente minacciato da importazioni di qualità inferiore, il suo pistacchio ha ottenuto nel giugno 2009 il riconoscimento di prodotto Dop con una certificazione dell’Unione Europea. Da allora è identificato e protetto contro gli abusi e le continue contraffazioni con il simbolo comunitario riprodotto negli imballaggi e nelle etichette.

Proprietà insospettate

Il pistacchio è il migliore spuntino offertoci dalla natura. Studi clinici condotti negli Usa hanno dimostrato che un consumo adeguato di questi gustosi semi oleosi contribuisce a regolare la pressione sanguigna e l’effetto è assicurato anche da quelli salati. Inoltre è in grado di abbassare il contenuto di colesterolo nel sangue. Le caratteristiche che spiegano queste proprietà sono: il forte contenuto di grassi “buoni” mono e polinsaturi, l’alta presenza di fibra, la quota importante di antiossidanti e anche l’apporto di potassio e magnesio, capaci di bilanciare gli effetti del sodio.

 

Pistacchio

Energia pura

Per comprendere com’è possibile che il pistacchio possa frantumare il colesterolo depositato sulle pareti dei vasi sanguigni, bisogna osservare cosa è capace di fare la sua pianta. Questo arbusto forte, che non soffre il caldo, né vento e siccità, ha radici capaci di spaccare persino rocce e sassi pur di aprirsi una via di crescita anche nei terreni più aridi e incolti. Infatti in Sicilia è chiamato lo spaccasassi. Questo spiega quanta energia sia racchiusa nel frutto e come possa agire efficacemente sulle incrostazioni dei grassi presenti nelle arterie.

…utilizzato nella cosmesi l’olio di pistacchio rende la pelle fresca, luminosa, liscia e vellutata…

 

 


Pistacchio

ALLEATO DELLA LINEA

I pistacchi sono uno snack nutriente e un ingrediente da inserire nelle diete. Infatti, un’oncia (circa 28 grammi), corrispondente a 49 frutti, contiene solo 165 calorie e apporta tanto potassio quanto un’arancia (290 mg contro 250 mg) e 3 grammi di fibre. L’American Pistachio Growers (Associazione dei coltivatori di pistacchio americano) consiglia di preparare salutari barrette composte di pistacchi tritati grossolanamente, chips di banane, cornflakes schiacciati, pere e albicocche a dadini, il tutto mescolato a zucchero e miele e passato in forno per 10-15 minuti. Solo 120 calorie al pezzo (per ulteriori informazioni visitare www.americanpistachios.it).

 


a cura di Annamaria Andreasi – foto Sxc.hu e Evergreen

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