Il sole d’inverno
Molto versatile, adatto a numerose preparazioni dolci e salate, è un frutto che sa di buono e fa bene
Quando si dice arancia si pensa alla Sicilia che nel nostro Paese detiene il primato di produzione. In realtà, questo frutto è arrivato nel vecchio continente nel I secolo d.C. Di origine asiatica, in particolare Cina e sud est asiatico, ha trovato nella nostra isola meridionale il clima ideale, caldo e accogliente. E lì si è fermato. Si è dovuto attendere il XIV secolo, perché l’arancia dolce si diffondesse in Europa, grazie ai marinai portoghesi che l’hanno portata ovunque.
A seconda del colore della polpa, le arance possono essere distinte in bionde e rosse. Le prime, giallo-arancio, sono le Navel, le Valencia, le Belladonna, le Vaniglia. Tra le rosse, di intensità diversa a seconda del tipo, invece, spiccano la Tarocco, la Moro e la Sanguinello. Il rosso è dovuto alla presenza di antociani, una delle classi di
pigmenti più importanti nel mondo vegetale con capacità antiossidante e antinfiammatoria.
Le amare sono diverse
Forse non tutti sanno che esistono due tipi di albero di arancio: l’arancio dolce (Citrus Sinensis) e l’arancio
amaro (Citrus Aurantium). Il secondo, al contrario del dolce, non viene consumato fresco, per via del suo sapore. È utilizzato principalmente nell’industria alimentare per produrre frutta candita, marmellate, liquori, ma anche in ambito farmaceutico per realizzare cosmetici, digestivi e oli essenziali.
In Italia si coltivano circa venti varietà di arance dolci, soprattutto in Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Sardegna, Puglia e Lazio. In base agli ultimi dati Ismea – Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare – la superficie coltivata ammonta a circa 86mila ettari ed è in lieve aumento rispetto al dato medio dell’ultimo triennio (+1 per cento). Per l’attuale stagione italiana, si prevede che la produzione di arance raggiunga 1,6 milioni di tonnellate, registrando un aumento del 20 per cento rispetto al 2022-23.
Le tipologie certificate sono due. L’arancia Rossa di Sicilia Igp (Indicazione geografica protetta) identifica le varietà a polpa rossa Moro, Sanguinello e Tarocco prodotte anche in Calabria. La Ribera Dop (Denominazione di origine protetta), proveniente da Ribera (Agrigento) e il suo comprensorio, individua le varietà Washington Navel, Brasiliano, Navelina. Quest’ultima è l’unica a bassa acidità ed è raccomandata, in quanto facilmente tollerabile, alle persone che soffrono di disturbi gastrici, intestinali ed epatici.
Protagoniste nell’arte
Nel boschetto in cui è ambientata “La nascita di Venere” di Botticelli compaiono alberi di arancio pieni di frutti e zagare fiorite. Si tratta di un omaggio alla famiglia de’ Medici, di cui l’arancio è l’emblema, ma non solo. È noto, infatti, che i fiori d’arancio sono il simbolo del matrimonio con riferimento preciso, in questo caso, alle nozze di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici.
Sempre buona da gustare al naturale, ma i suoi usi certo non si limitano a questo, anzi. Il gusto dolce dovuto agli zuccheri e la punta aspra tipica degli agrumi bilancia i sapori degli ingredienti di molti piatti, dall’antipasto al dolce. Si possono creare infusi e vinaigrette per insalate, salse aromatizzate all’arancia, bagne speziate da abbinare a preparazioni a base di carne e di pesce perché il sapore di questo agrume sgrassa e consente di ottenere un gusto più pulito e fresco al palato.
Tanta energia
Credenza comune, quando si parla dell’arancia, è che la maggior parte della vitamina C sia nel succo, in realtà ne contiene solo il 25 per cento. La vera ricchezza, si trova invece nell’albedo cioè nella parte bianca e spugnosa del frutto, che spesso viene scartata e buttata via.
A cura di Chiara Masciocchi