Tendenze

Andamento lento

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Lo scorso giugno a Roma è stato presentato l’Annual Report 2023 di AssoBirra, l’associazione più rappresentativa in Italia, che ha fotografato lo stato di salute del comparto birraio italiano. I dati hanno evidenziato una flessione di produzione (- 5,02%), consumi (-5,85%), export (-5,36%) e import (-7,5%), tutti segnali di un settore che ha sofferto lungo l’filiera produttiva, agricola, distributiva. Sulla palese contrazione hanno influito l’aumento dei costi, le accise e la riduzione del potere di acquisto dei consumatori.

Nei primi mesi del 2024, il trend negativo sembrerebbe essersi fermato e le prospettive a lungo termine dovrebbero essere positive. “Quello della birra è un settore del Made in Italy che si è sviluppato soprattutto negli ultimi vent’anni – ha affermato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso – e potrà rafforzarsi e innovarsi ulteriormente beneficiando del piano transizione 5.0 che coniuga per la prima volta in Europa transizione digitale, energetica e ambientale, con oltre 13 miliardi di crediti fiscali utilizzabili dalle imprese nel biennio 2023-24”.

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NUMERI SIGNIFICATIVI

La produzione di birra nel 2023 in Italia ha raggiunto 17,4 milioni di ettolitri, registrando una contrazione del 5,02% rispetto ai 18,3 milioni di ettolitri del 2022. Cifre in calo, ma che superano lievemente i livelli pre-pandemici del 2019 (17,3 milioni di ettolitri) e quasi eguagliando quelli del 2021 (17,8 milioni di ettolitri).

Per stimolare la ripresa del segmento brassicolo, Asso-Birra dialoga attivamente con le istituzioni e ha chiesto la riduzione delle accise e una politica fiscale più equa che permetta ai protagonisti di fare innovazione, proseguire con i piani di sostenibilità e utilizzare tecnologie avanzate. Un passo necessario per un segmento che occupa più di centomila operatori in oltre mille aziende e crea un valore condiviso di 10,2 miliardi di euro (equivalente allo 0,54 per cento del Pil); inoltre è l’unica, fra le bevande da pasto, che versa ogni anno all’erario oltre settecento milioni in accise che si sommano alla contribuzione fiscale ordinaria.

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Anche l’import ha registrato nel 2023 una flessione, pari a 7,55%, ben seicentomila ettolitri, rispetto all’anno precedente, con 7,4 milioni di ettolitri a fronte dei circa 8 milioni del 2022. Il principale Paese fornitore è la Germania (41,7% del totale), seguita da Belgio (20,7%), Paesi Bassi (9,8%) e Polonia (9,4%). Pure l’export ha numeri inferiori (3,6 milioni di ettolitri nel 2023, con un -5,36% rispetto ai 3,8 milioni del 2022). Ad esempio è calata di quattro punti percentuali la quota verso il Regno Unito (44,1% contro il 48,2% del 2022), ma sono aumentate le esportazioni verso l’Albania e, soprattutto, la Francia (+57%).

A cura di Gloria Levati

 

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